domenica 5 dicembre 2010

Abbandonare,abbandonare, abbandonare.

Abbandona tutto quello che conosci, abbandona, abbandona, abbandona. E non avere paura di rimanere senza niente, perchè alla fine quel niente è quello che ti sostiene.


Tiziano Terzani

venerdì 5 novembre 2010

Suoni dell' Essenza (Programma evento Sound Food)

Le Terme segnalano e ti invitano a questo evento che si ripeterà tutti i Sabati con artisti diversi, guarda il filmato per il programma e come accedere!!!

TdS



Planerbe-C.so Porta Romana 123 il Sabato ore 17.30.

venerdì 29 ottobre 2010

Fate Goal con la Mente (di testa ovviamente)

Fate Goal con la Mente



Quando si pensa da soli è un pensiero, quando si pensa in due inizia a muoversi qualcosa, quando si apre al "terzo" si apre alla realtà e alla possibilità di aprire ad altri ancora. I goals della vita, come questo, sono frutto di tante triangolazioni. Anche da soli, si vince in gruppo.
TdS


Si ringrazia il grande musicalizador Jorge in arte Punto y Branca che ha sdoganato questo video sul social network. Video uploadato da Xavi Ayvela

sabato 16 ottobre 2010

New!!! L'Erba dell' Incontro

L'Erba dell' incontro.

9 Ottobre 2010, Il Suono delle Erbe




"Che senso ha la proprietà privata del talento...?"

"...Il senso dell'Incontro è che se una cosa non è tua, se una cosa non è di tua proprietà, è tua lo stesso se esiste già dentro te stesso anche in minima parte...."

"...Agli uomini fanno bene le cose che hanno già dentro o che sono li, nell'ambiente a portata di mano,tutto il resto viene forse da troppo lontano..."

TdS

lunedì 11 ottobre 2010

Detto a Nudo

Marco Detto, amico dele Terme, nasce a Milano nel 1962. Studia violoncello ed in seguito si dedica da autodidatta allo studio del pianoforte. Esordisce professionalmente nel 1982 collaborando come sideman in diverse formazioni jazzistiche. Nel 1987 dà vita alla prima formazione jazzistica a suo nome privilegiando il trio, e si esibisce in numerosi jazz clubs in Italia ed in Europa. Nel 1992 incide il suo primo lavoro di standards "Falling in jazz whit love" con Marco Ricci e Giorgio Di Tullio e con la medesima formazione nello stesso anno incide un lavoro di brani originali "I sogni di Dick".
Nel 1994 ha un’importante collaborazione con Palle Danielsson e Peter Erskine con i quali incide "La danza dei ricordi".
Nel 1998 incide con Marco Ricci e Stefano Bagnoli "Altrove", un lavoro di composizioni originali. Con la stessa formazione, nel 1999 incide "In the air". Nel 2000 viene chiamato personalmente da Eddie Gomez a suonare nel suo gruppo con Lenny White e Jeremy Steig, sostituendo McCoy Tyner e Chick Corea nel "IV Festival Internazionale di Musica Classica e Jazz sull’Isola d’Elba"; da questo felice incontro nasce nel 2001 il cd "What a wonderful world" registrato a New York con Eddie Gomez e Lenny White e a cui farà seguito un tour in Italia. Nel 2003 incide “Django” con Massimo Manzi alla batteria e Marco Ricci al contrabasso, ottimamente recensito in Giappone dalla rivista jazz "Sunny Side", rimane nella classifica da loro redatta per 2 mesi al secondo posto. Nel 2004 incide “Da Lontano” sempre con Massimo Manzi e Marco Ricci, un lavoro di composizioni originali, molto apprezzato e ottimamente recensito. Nel 2005 l’etichetta giapponese Sound Hills ristampa “What a Wonderful World”.
Nel 2006 incide “BlueStones” (tutte composizioni originali), con Mauro Beggio, Stefano Profeta, Kyle Gregory, Antonello Monni e Guido Bombardieri. “Lasciarsi andare”, un brano di questo lavoro ha ricevuto “l’Honorable Mention” nella categoria jazz all’International Songwriting Competition 2006(ISC). Nel 2006 incide anche un lavoro di piano solo “Ripples”.
E’ ospite in diverse trasmissioni radiofoniche su Rai Radio Tre.
Partecipa ad un progetto teatrale dell’ associazione culturale " NOEHMA Servi di Scena" diretta dalla prof. Teresa Pomodoro nel carcera di Opera e di San Vittore, nel Teatro Strelher e presso l’ Università "La Statale" di Milano.
Parallelamente all’attività che lo vede impegnato come leader, ha collaborato con lo storico chitarrista Franco Cerri, con il quale ha inciso "Ieri e oggi"; con la cantante Lorena Fontana con la quale ha inciso "Guccini in jazz"; nel quintetto del sassofonista Antonello Monni con il quale incide "Friends", con la cantante Sabrina Sparti, con la quale ha inciso "The Angel's Whisper and Shout".

Oltre alla promozione del suo ultimo lavoro "In The MeanTime" di prossima uscita, attualmente ha in attivo diversi progetti: con il gruppo WhiteBlack,( B.Zanolini voce, M.Detto piano, M.Ricci bass, T.Bradascio drums, G.Visibelli sax) formazione che nasce dall'unione musicale e dall'amicizia di talenti artistici con percorsi diversi; con il duo "HD" duo (M.Detto piano, G.Hoffer corno); con il duo M.Detto piano & M.Bianchi vibraphone; con S.Spartivoice & M.Detto piano; e con Mitteleuropa Ensemble Chamber Quartet.
Da sempre affianca l’attività concertistica con l’attività didattica

sabato 9 ottobre 2010

Una lingua si impara per amore: provateci



Nessuna lingua può essere imparata se non ami ciò che ti ha regalato!
TdS


YO ABLO EL TANGO: LABORATORIO DI LINGUA E CULTURA SUDAMERICANA
13-10-2010 ORE 21:00 A Zelo Buon Persico (tra Milano e Crema) presso OCA DIPINTA (saletta interna) per 15 incontri ogni due settimane....Hasta luego!!!

YO HABLO EL TANGO”
Laboratorio di lingua e cultura latinoamericana
per imparare lo spagnolo attraverso i testi di tango.

a cura di
Monica Maria Fumagalli (vedi chi è allo spogliatoio)!

348-7216292 (Manuela)

domenica 3 ottobre 2010

Ragazze, dovrebbero sposarvi!

Quando vostra madre dice "dovresti sposarti" commette un grave errore creando un'ansia che non avete ma avvertite: è la sua. C'è qualcosa sotto.... Perchè invece le madri non dicono mai "dovrebbero sposarti" ? Ah quale effetto diverso susciterebbe in voi questa frase, così amorevolmente capovolta sarebbe più efficace e meno tragicamente competitiva. Se non ci credete date un occhio al video. L'avreste mai detto? Ve lo diciamo noi ora allora, "dovrebbero sposarvi!" Ammesso che lo vogliate, s'intende.

giovedì 16 settembre 2010

Fieri del proprio obbiettivo: stare insieme.



sconosciuti a Gurzuf (Crimea occidentale) che non sanno di essere fotografati fieri e capaci di guardare all'obbiettivo insieme. Non quello della macchina. Rara perfezione di tre.

lunedì 30 agosto 2010

Vivere senza scompartimento: diario da un interregionale

Querceta (Forte dei Marmi)vs Milano, dal mostro inviato per "report-age"

Mancava meno di un'ora all'arrivo a Milano e la ragazza di fronte a me parlava al cellulare a voce alta. Ognuno di noi altri tre passeggeri disposti a due a due "face to face" poteva facilmente e comodamente ascoltare.
La signora leggeva "essere madri", il signore aveva sulle gambe un libro mai aperto e sonnecchiava da due ore in un modo poco credibile, io smanettavo al pc di fronte a lei. Penso che ognuno, al di là di ciò che stesse facendo, come prima attività ascoltasse la telefonata. Ciò non tanto per una morbosa cusiosità ma perchè la telefonata si svolgeva in un modo pubblico, la mia impressione è che la ragazza sulla trentina e mediamente carina, parlasse in realtà più con noi che con l'interlocutore, un ragazzo, forse un amico.
"Avevo voglia di mare perchè dopo vado in Norvegia ma che pacco la Liguria volevamo andare in una spiaggia carina ma non c'erano bus per cui siamo andati a Lerici...c'era la fila persino per mettere i teli sulla sabbia..."
Si sente la voce maschile dall'altra parte della cornetta che chiede dettagli.
" Poi oggi siamo andati un pò più giù verso Forte dei Marmi"....voce maschile sembra criticare...."si hai ragione ma del resto non c'erano bus....la spiaggia si chiamava Marinella...si va bè però del resto...dai"
Il ragazzo chiacchiera molto la telefonata è lunga.
Mi guardo in giro, c'è aria di imminente arrivo e sono quasi tutti al telefono.
" Undici e quaranta...se arriviamo in orario....no prendo l'ultimo metrò....e tu dove sei, cosa fai, ma quando?" Nessuno in particolare sta dicendo questo, semplicemente lo dicono tutti. Sembra un unica telefonata collettiva ad un unico ascoltatore invece sono tante persone che dicono la stessa cosa ad altrettante persone.
Quando esistevano gli scompartimenti e le carrozze non erano open spaces potevi apprezzare l'unicità di certi discorsi che parevano dedicati e distinti, così invece sembriamo tutti uguali e mi viene da pensare che forse oggi basterebbero dei portavoce per dire tutto a tutti. Del resto internet cosa è se non un grande portavoce?.
Torno sulla ragazza che parla ancora al telefono. " Dai scemo...alle undici e quaranta se siamo in orario ma penso di si perchè ora siamo a Lodi...beh se ti va, se non è un problema...a me fa piacere...va bene dai...se no prendo il metrò non preoccuparti".
Parla lui, poi ancora lei.
" Già ma poi come torno a casa...ma no dai domani devo lavorare in Mac Mahon....non è comodo" Lui incalza. " Dai scemo...non dormo da te...non voglio dai".
Lui parla e dice molte cose, sta facendo marcia indietro?
"Ma no dai a quell'ora no....senti dai prendo il metrò non preoccuparti...è troppo tardi..."
Lui parla per dare un senso alla telefonata che , per lui, di senso non ne ha più.
Lei ha sempre lo stesso tono di voce,più che gentile mi sembra abituata e abituale, non mi trasmette nessuna emozione nè sensazione vitale. Intuisco il ragazzo dall'altra parte: se dorme da me tanto meglio se non dorme non vado a prenderla.
Ma forse lei è così perchè così qualunquista è anche il modo loro, dei ragazzi, di relazionarsi. Forse è il circolo vizioso delle relazioni "all inclusive" (amicizia, sesso se capita, passaggi, couching turistico, magari quando è il momento me lo sposo).
La telefonata finisce.
Ma uno squillo incurante dei decibel che produce costringe un'altra donna, sempre sulla trentina, ad annegare la sua mano nella tipica immensa borsa senza fondo di molte donne che ci vorrebbe una Risonanza Magnetica per individuare gli oggetti che ci sono dentro. Riesce a catturare il cellulare. Risponde. La sua voce rivela una inflessione slava. E' slavata anche lei, lo avevo già notato molto prima. Secca, senza seno, porta un vestito da film di Rohmer a fiori con giro vita poco sotto l'ipotetico seno e il resto una gran tovaglia larga da cui emergono due secche gambette. So che la descrizione, se aggiunta al fatto che ha un naso alla Lodovico il Moro e che ha dormito tutto il viaggio con quelle ciambella girocollo da volo transoceanico con mascherina non stimola l'immaginario erotico maschile.
La sua testa cadeva nel sonno verso il corridoio occupandone un buon 30%, la ciambella la reggeva. Raccoglieva le gambe sulla poltrona lercia di questa prima classe italiana e il vestito leggero la scopriva. Sembrava una bambina di trent'anni che nega totalmente la sua sessualità. Ampie finestre si potevano creare tra la leggerezza del vestito che faceva del suo corpo un tutt'uno dai piedi alle spalle, un antiform che taglia come Valentino Rossi ogni ipotetica curva. Un vestito che sembra negare la sessualità come del resto fa lei. Ma è proprio questa negazione che faceva della slava l'unica donna che potesse stimolare fantasie erotiche.
Il signore del libro mai letto da una sbirciata alle lunghe leve di lei che raccolte si incarniscono e appaiono più appetibili...
2.
…Anche la sua telefonata arriva al nostro scompartimento a quattro senza muri.
“….alle 11.40….prendo la metro….se non ti fa fatica….ma no non ti disturbare….va bene ok allora grazie….alle 11.40 …siamo a Lodi credo…allora va bene….” , tutti molto gentili questi uomini.
Ma improvvisamente la conversazione prende un’altra piega, come la telefonata della ragazza davanti a me.
“A quell’ora? Ma no che faccio aspetto 20 min in stazione? No lascia perdere prendo il metrò”
Lui è insistente.
“No ti dico che non ho voglia di aspettare tutto quel tempo. No dai non mi va. Non insistere, così no. Prendo la metrò, ciao”.
Anche questo uomo non andrà a prendere la donna con cui sembrava fatta per il passaggio.
Un duplicato di prima con accento slavo. Anche questa donna non è troppo arrabbiata del mancato passaggio, come non era troppo contenta dell’offerta: forse sapeva già come sarebbe finita, conosce lui ma anche sè: generazione pochi rischi.
A volte si pensa di conoscere troppo, non si da all'altro la possibilità di sorprendere. E'una forma di rabbia nichilista nei confronti del prossimo.
Viste così appaiono donne disilluse, non si illudono e non si deludono troppo. Alla fine fanno da sole. Siamo fuori rotta penso io, così non va. Non c'è gioco, non c'è dono. Il dono più bello che si può fare a sè stessi è di dare la possibilità all'altro di offrirsi come un territorio nuovo, propendere per il disporsi.
La ragazza di fronte a me è al telefono di nuovo con un altro maschietto.
“..in Norvegia…Sabato…no un volo che non costa un cazzo sino a Brema poi da li prendiamo un camper per la Norvegia; due settimane….
Poi vado in Sardegna…... hanno la casa a Carlo Forte…con l’Ale, il Bepi e Gianni…,il volo costava 10 euro o giù di li….sono in treno…dalla Liguria”; i dettagli si fanno sempre meno particolareggiati. Il fatto che li avesse raccontati al ragazzo di prima l’autorizza a non dover sfogare la sua delusione del week end a questo o forse questo è meno intimo. L'ascoltatore tanto è uno e rimarrà un unico anche se ne chiameranno altri. Lei sta parlando di sè con noi.
“ A Lodi…no figurati non ti preoccupare prendo la metro faccio a tempo….ok vada per la cena una delle prossime sere che così non devo cucinare….ciao”. Niente passaggio neanche stavolta. la cena forse non ci sarà.
Altre persone sono al telefono, la postazione a quattro dietro di me parla della fuga dei cervelli. Non è una discussione nata dalla conoscenza in treno. Sono amici.
“Se qui le danno 700 euro fa bene a starsene là se gliene danno 7000…..”
L’Italia inospitale, i giovani giustificano chi se ne va.
Me ne andrei anche io.
Da anni non prendevo un interregionale e un presentimento mi aveva avvertito di prendere la prima classe. Non sapevo vendessero i biglietti al bar della piccola stazione, l’ho comprato on line il pomeriggio stesso. Ma non mi han dato il numero del posto, solo un codice che però non ho potuto stampare. Temevo si creasse un problema.
Quando a meno di metà viaggio si avvicina il bigliettaio e vedo che non ha con sé la macchinetta che invece hanno sull’eurostar per controllare il codice di prenotazione prevedo momenti difficili.
Il controllore sta facendo questioni formali a qualcuno più avanti perché non dovrebbe farle a me?
Avevo salvato la pagina su internet ma non su un file….in mezzo alle gallerie potrò collegarmi per mostrargli il biglietto on line, e poi che fa mi pinza il computer ?
So di non essermi impegnato molto oggi a capire come si fanno i biglietti sull’interregionale quindi ho la coda di paglia ma al mio super-io contrasta una voce che mi dice che non è possibile che nell’era del clikka e vola tu rischi di pagare il biglietto dell'interregionale due volte. la società è spaccata in due.
Ma ecco che allo sguardo interrogatorio e interegionale del controllore gli mostro il codice che mi ero salvato sul telefonino.
“Ho prenotato on line” dico sapendo che solo l'espressione "on line" avrebbe arrostito le palle dell'uomo come un kebab turco.
“Non fa nulla mi serve il cartaceo non ha letto le condizioni e termini d’uso?”
La conversazione era ormai pleonastica ma doveva compiersi nel suo ritual.
“No, quando vado a Roma basta il codice” “Mica è sul Frecciarossa” “No ma pensavo lei avesse comunque la macchinetta” “ Non doveva comprarlo così” “Si però i soldi il sistema operativo se li è presi….mica mi ha detto scritto in grande SE NON PUOI STAMPARE IL BIGLIETTO E’ INUTILE CHE PAGHI LO PAGHERAI DUE VOLTE” “ Senta non è regolare”
Marca male.
3.
Scruto se i miei vicini parteggiano per me o per il controllore.
Risultato dell’indagine fulminea: parteggiano per me ma quello che potrebbe succedere li divertirà e un po’ sono contenti che loro hanno fatto giusto e sono d’accordo col controllore che sono abituato bene sul Frecciarossa. Temo di essere preso per un fighetto.
“Va bene mi dia il tempo di collegarmi e le mostro il biglietto salvato sul sito”
“Signore non sarebbe regolare ma veda lei, faccia faccia….”
Le galleria sono finite dovrei farcela.
Il signore del libro mai aperto dice “sono stato in Germania dove un tipo ha messo il Blackberry su uno schermo che gli ha letto il biglietto e senza fare nessuna fila è salito sul treno….”
I miei compagni di (non) scompartimento annuiscono…ma perché non approfittano di questa frase per parlare male dell’Italia, per dire che siamo indietro, perché non han voglia di fare squadra?
Semplice, perché manca lo scompartimento. Mancano i muri dello scompartimento. Non sono certi di essere noi quattro. L’assenza della divisione dagli altri non procura quella necessità di vicinanza umana e alleanza che creavano gli scompartimenti.
Il presentimento che si potrebbero formare alleanze anche con altri nell’open space della carrozza non crea questa esigenza o forse fa sentire osservati e giudicati. Si può al massimo sperare in un sistema bipolare.
In effetti la scomparsa dello scompartimento provoca un senso di vergogna da parte dei viaggiatori face to face nel fare gruppo. Il gruppo ha bisogno della sua stanza. Altri gruppi virtuali senza muri potrebbero fare incursioni nel nostro?
Non è che ci da vergogna il fatto che un altro da fuori può definirci come una copia di un altro tre file più indietro. Senza scompartimento la diversità e l'appartenenza bisogna guadagnarsela, con scompartimento era quasi garantita. Addirittura, nel caso senza, ci si potrebbe sentire più vicini umanamente a una persona due file più avanti, quindi astenendosi dallo spendersi troppo con dirimpettai randomizzati dalla sorte e preferiscono sentirsi parte della carrozza intera. Una carrozza globale. La carrozza globale è un large group. Come tutti i large group il sogno di uno è il sogno di tutti, le conversazioni di uno sono le conversazioni di tutti, il destino di uno è quello di tutti.
Il large group è anch’esso un portavoce. Queste carrozze sono dei portavoce dove nessuno si allea nell’eternità apparente del viaggio, con nessuno, tutto è rinegoziabile. La carrozza globale porta la voce delle larghe intese, di accordi non dichiarati, di passioni non vissute, di intimità mai esistite.
Nella carrozza globale non si dichiarano le alleanze, non ci si sbilancia.
Ognuno è attrezzato con telefoni, computer, videogiochi, libri, cuffiette a farsi il viaggio da solo.
La condivisione sarà un momento eccezionale. I compagni di viaggio sono testimoni della tua autonomia. Chi cerca vecchie alleanze da prima repubblica usando il capro espiatorio per fare gruppo viene visto con sospetto, sembra un vecchio biosognoso di relazione, una persona assetata e sola: un cimelio.
La carrozza globale porta questo messaggio. Nulla di diverso da ciò che succede su internet, su face book, fuori nel mondo.
Forse è giusto così. Questa carrozza è fatta di persone e il gioco delle alleanze è più complesso, ci vuole più tempo. Duecentocinquanta chilometri non sono abbastanza. Ma con più tempo si formerebbero gruppi spontanei. Qualcuno chiederebbe il cambio di posto. La breve durata del viaggio non permette ciò. Tanto vale andare avanti da soli. Inutile l’illusione gruppale.
I non luoghi di oggi in realtà sono luoghi in cui inconsciamente ci si comunica che siamo lì presenti ma provvisori. Le nostre relazioni sono altrove. Spesso in un luogo non fisico, ma virtuale.
“Non mi tocchi…come si permette…lei..lei..lei…ma cosa fa mi caccia?..non si azz….”
“Signora lei sta commettendo un reato attenta rischia la denuncia….” È la voce del controllore, ancora lui…
4.
Ancora lui il controllore.
In fondo era l'unico che lavorava ben conscio che nessuno ci credesse.
Lui per gli altri è solo; è uno che veste una divisa lisa a cui egli è attaccatto per lo stipendio, magari provvisorio, a termine.
Come è possibile che uno faccia un lavoro così tra gente che manco lo guarda in faccia e gli contesta tutto?
Egli è una di quelle persone che non possono.
Nella nostra società si è stabilita una nuova dicotomia: non esiste il vietato e il permesso ma il possibile e l'impossibile (dicono i sociologi come Ehremberg).
Cosa sarà possibile per questo uomo fare nella vita se non arrotondare (sè stesso e lo stipendio con del "nero"?). Anche chi è dotato di quel poco di poesia sa benissimo che ci vogliono due coglioni cosi a pensare che per questa vita può andare bene anche così.
E' dura prendere insulti tutti i giorni.
E questo succede a chi rappresenta il vietato/proibito: medici, giudici, insegnanti, fino ai controllori.
Il rispetto della nostra società va a chi può non a chi tiene all'equilibrio sociale, all'ordine democratico, al merito, al ruolo come funzione di un sistema che contiene le persone.
Cosa può un controllore?.
Ecco perchè si litiga tanto oggi.
Il nostro controllore in questione non ha alternative se vuole evitare la morte subitanea del suo Sè: accettato il mio biglietto grosso come un notebook non può farsi insultare da una signora isterica senza neanche un mezzo tecnologico tra le mani ( eh si signori, loro erano gli unici ad essere privi di apparecchi tecnologicamente avanzati con sè, eppure ahimè se le davano tra loro).
Come sempre i più umani se le davano. Non era un litigio quello.
Era un richiamo a tutta la carrozza: "ehi guardate che esistono le relazioni e qui non se ne vede una, noi ci stiamo ribellando. meglio che l'indifferenza".
Ma era tra qualche sbuffo e scrollata di spalle che i due mettevano in scena il dramma della relazione latitante.
"io chiamo la Polfer e la denuncio" (traduzione, sei l'unica che mi riconosce il ruolo del controllore ora me lo fai fare).
"faccia quello che vuole ma lei sta abusando del suo potere, non si permetta , lei mi ha insultato...non sta facendo il suo mestiere con grazia (trad: lo vedi che sono una signora vorrai almeno tu che hai la divisa e ti sarebbe debito avere almeno una gentilezza per me cui nessuno cerca di venire a prendere alla stazione....finiamo in cella insieme piuttosto).
I due continuano ad amarsi a strillare la loro relazione al treno portavoce.
Con poco successo. L'unica preoccupazione delle persone è che possa venire fermato con relativo ritardo.
I due proseguono nell'amplesso e siamo all'orgasmo quando lui esclamando al telefono "fate salire la Polfer ad Aulla io devo fare una denuncia" si sente un "oooh" da parte della donna che sembra quasi abbia sentito la durezza del contatto o se vogliamo la dolce durezza di un sesso non voluto ma che la degnava di un significato.
Stranamente non si sente più nulla, i due sembrano soddisfatti come due amanti dopo l'orgasmo. Staranno fumando?. Lei si è alzata e si è spostata e sembra dire "ma che modi però è stato bello". Lui più sereno, detesteronizzato viene da me e mi domanda "era lei vero il proprietario del biglietto sul computer?". Così come per far finta di nulla, come per dire "non vi siete accorti vero che ho scopato la passeggera? Tutto come prima vero? Non mi vedevate adesso non mi vedete ora giusto?" Ovviamente l'ha chiesto a un uomo, a me.
Ebbene la carrozza avanza stancamente coi suoi sedili luridi (la ragazza slava ci ha messo sopra un telo).
Siamo a Ro-go-re-do che sembra più un accordo musicale che altro: è l'arrivo, il trionfo col DO finale! Il controllore e tutti i passeggeri sembra pensino ad un solo canto Ro GO RE DOOOOOOO!!! Alla Pavarotti, stiamo arrivando!
Ma per chi?
Per noi stessi.
Nessuno sembra essere così eccitato dal dover incontrare qualcuno e verosimilmente nessun ragazzo andrà a prendere una delle ragazze.
Quella di fornte a me è ancora al telefono....con un terzo, o quarto...." no siamo a Rogoredo...tra quindici minuti..." Non presto più attenzione alle sue parole.
"Ma no dai...vabbè se non è un problema...."
Mi innervosisco ancora la stessa scena.
"vabbè dai lascia perdere...ma davero non è un problema?...ok dai ci vediamo fuori dove c'è la metro grazie ciao ciao, ciaooo". Quel grazie grazie seguito da quel ciao prolungato seduttivo lasciava intendere all'uomo l'occasionalità della telefonata, il caso, il piacere del caso. Permetteva a lui di pensare che tutto fosse stato così facile , e solo per lui.
Grazie grazie, ciau ciau, ciao. L'ultimo ciao quasi non si sentiva come per sottolineare la trovata intimità.
Non verranno immortalati come nella foto di Doisneau però loro due, il bigliettaio e la signora ci hanno provato sino in fondo. Anche io gli ho dato un bel grattacapo col mio bigliettone. Tracce di relazioni, meno dense, meno spesse, più volatili ma non per questo inutili.
Un nuovo modo di essere se stessi con gli altri è ormai ufficiale e la strada maestra e trovare il proprio Sè, staccato da vecchie istituzioni esterne e garanti: lo scompartimento. L'istituzione oggi è il Sè. E siamo destinati, a volte con la paura di non farcela e di non potere, a trovare il nostro progetto individuale,
follemente libero e laico. Stupendamente libero e laico.
Gli altri si attaccano. Ma le ultme carrozze con scompartimento non porateranno più lontano.
Il futuro è la persona che si autodetermina e l'individuo nello spazio condiviso.
Portava questa voce. questo messaggio, la carrozza che ha varcato il passo della Cisa.
Già Cisa, come Cis (oltre), avevamo valicato il preappennino, passato il vecchio confine, i vecchi modi.
La lentezza del percorso tra ro-go-re-DOOO e Milano è incomprensibile ma mi da quel tempo sufficiente per passare da uno stato di vecchia nostalgia da scompartimento a questo nuovo senso di possibilità: la possibilità di essere un vagone di gente che viaggia veloce verso il suo futuro verso il suo Sè per incontrarsi con un altro e poca importa se non sarà subito la foto di Doisneau.

AG.

sabato 14 agosto 2010

The Queen alone: cosa è la solitudine?

La solitudine:



Opera si I-phone di Massimo Scognamiglo

Le persone che per scelta o destino e nel bene o nel male sono per milioni di persone un simbolo, una delle colonne che sorregge il tempio in cui le persone comuni intrattengono la loro vita seppur a volte negli agi più impensabili hanno del loro essere persona un vago ricordo. Ogni tanto come erano e come sarebbero stati torna loro alla coscienza ma non hanno il tempo di soffermarvisi troppo: potrebbero svenire nel provare l'incertezza del loro essere.
Grazie a questa immagine noi vediamo la regina fuori e la persona , sola , dentro.
In realtà ognuno di noi su scala minore può essere una delle colonne del tempio per molte meno persone ma non per persone meno importanti. Così sono spiegati quegli ineludibili momenti di solitudine malinconica che appartengono alla vita di molti.
Sarebbe stato facile rappresentare la solitudine di un bambino afghano abbandonato.
Non siamo banali!
Grazie Massimo questa è un immagine veramente termale, qui c'è il senso che noi cerchiamo alle Terme.

mercoledì 21 luglio 2010

Illudetevi senza paura!

NON SMETTETE DI COSTRUIRE CASTELLI DI SABBIA ANCHE DA ADULTI, FATE COME LUI!





Il bambino che costruisce un castello con la sabbia in riva al mare lo vedrà presto spazzato dall'onda più lunga, sopravviverà al pianto inevitabile della delusione e la volta successiva lo ricostruirà magari spostandolo un pò più lontano dal mare.
Supererà così la delusione.
Il bambino che non può sopportare questo, è un bambino solo.
Lo ricostruirà nello stesso posto o forse non lo farà più e smetterà poco alla volta di illudersi e di giocare.
L'adulto che teme la delusione uccide il bambino sano e giocoso che vive in lui.
Il contrario dell'illusione non è la delusione ma l'apatia, il controllo e la dipendenza.
Tutto il pessimismo dell'occidente odierno e il suo precipitare nel materialismo e nell'ansia da prestazione, nel bisogno di potere e di controllo, nasce dall'equivoco che non valga più la pena di illudersi. Perchè si ha paura della vergogna della delusione.
Oggi questa parola ha perso il suo significato originale derivante dal latino in-ludere ed è purtroppo sinonimo di inganno, beffa, dabbenaggine.
A questa parola va restituito il suo ludico significato originario.
Un gioco è un gioco ma non c'è più niente di serio di un gioco vero.
La vita e l'entusiasmo di vivere sta tutto nel mezzo, in quel tra dove regnano il sogno e l'illusione.
AG per TdS

giovedì 15 luglio 2010

Come domare una bisbetica!

Non ci spaventa chi ci aggredisce urlando se capiamo che ha paura;
la paura di non essere riconosciuto e veduto per come vorrebbe.
Non ascoltate le sue parole di minaccia ma fategli una sorpresa:indovinatelo!
Prendentelo di peso. Non potrebbe tollerare chi rispetta la sua paura.




LA BISBETICA DOMATA (W. SHAKESPEARE)
Magistralmente interpretata dalla nostra amica Giovanna Rossi nella magnifica cornice immersa nel bosco del Teatro del Licinium a Erba.
Termoandateci!
TdS

http://www.teatrolicinium.it/pages/home.php

domenica 11 luglio 2010

Monica Maria Fumagalli si spoglia per noi!

Monica Maria Fumagalli amica delle Terme

Nasce a Milano. Ballerina professionista, lavora in tutta Europa in coppia con Osvaldo Roldán. Si laurea in Lingua e letteratura ispanoamericana presso L’Università degli Studi di Milano con una tesi su Jorge Luis Borges.
Traduce dallo spagnolo due saggi sul tango: Rafael Flores, Il tango e i suoi labirinti, DMK Edizioni, Milano; Gloria y Rodolfo Dinzel, Il tango. Quell ansiosa ricerca della libertà, Abrazos Books e diverse opere teatrali: Aspettando il lunedi, di Carlos Alsina; Dove e finito Hucklberry Finn?, di Carlos Alsina; La fiacca, di Ricardo Talesnik.
Nel 2003 si publica il suo primo libro: Jorge Luis Borges y el tango, NYN Edizioni, Milano.
Oltre alla sua attività come ballerina, Monica Fumagalli, tiene conferenze e laboratori su tango e letteratura in tutta Italia, in collaborazione con diverse istituzioni come l’Università degli Studi di Milano, Provveditorati agli studi (Asti, Genova), Comuni (Cagliari, Bergamo), Associazioni Culturali (Centre Cultural Frances de Genova, ecc).
Jorge Luis Borges e il tango viene tradotto in spagnolo, pubblicato in Argentina nel maggio 2004 e presentato all’Academia Nacional del Tango di Buenos Aires, alla Fundación Che bandoneón di Córdoba e all’Asociación Dante Alighieri di Tucumán con il patrocinio dell’Università Nazionale.
Nello stesso periodo, Monica Fumagalli partecipa al 7 Congresso Nazionale degli Ispanisti, Universidad Nacional de Tucumán.
Nel gennaio del 2005 esce il suo secondo libro, Carlos Gavito, la sua vita il suo tango, scritto in collaborazione con Massimo Di Marco, NYN edizioni.
Nel 2006 presenta il suo lavoro su Borges e il Tango a la Casa de la poesía de La Habana, Cuba.
Nello stesso anno traduce il romanzo Otumba di Rafael Flores, Viennepierre Edizioni.
Vi invita al Corso YO HABLO EL TANGO per imparare a parlare la lingua argentina attraverso i testi di tango! Vale!

sabato 26 giugno 2010

Raccontatevi, cambierete!



L'assedio di San Pietroburgo, così ricordato dall'arte di una rgazza ucraina.

Secondo Paul Ricoeur un individuo (ed una società) sono tanto più sani in quanti più modi sanno raccontarsi.
La memoria del nostro passato a volte ci pare un fardello insuperabile, anche la memoria di un passato troppo felice e apparentemente perfetto, non solo di un passato traumatico.
Essa ci appare dunque come l'eterno ritorno.
A meno che la fredda memoria non si trasformi in ricordo.
E per essere tale deve essere con-(cum)-divisa; perchè diventi narrazione abbiamo bisogno dell'altro e dell'ascolto che diventa desiderio e si trasforma in relazione.
Il ricordo diventa allora com-(cum)-mozione e la lacrima che ci appare triste è in realtà un presente che si lubrifica. E' il riconnettersi dei tempi che ci permette di vivere il presente e di viverlo pienamente.
Questa riconnessione commovente è lo slancio verso il futuro, un futuro che non lascia pezzi di sè dietro le spalle che non fa terra bruciata.
Ma perchè possa accadere tutto ciò occore una memoria condivisa e condivisibile, e ciò può avvenire non attraverso fredde memorie ma attraverso l'espressione artistica della narrazione. Come quella incredibile del video che avete visto.
Cercate di narrarvi nel modo più personale e artistico possibile.
Cercate di ricordare con le vostre parole ma abbiate biosgno dell'altro.
Quando raccontiamo una cosa ad un'altro essa è già cambiata e pure noi ci sentiamo cambiare.
Fidatevi della forza della narrazione, raccontatevi in più modi possibili!
Tanto non si può dimenticare ciò che non si sa ricordare!
Il ricordo è la migliore qualità del futuro.
Raccontatevi, cambierete!

Andrea Giannelli per TdS

domenica 20 giugno 2010

Allettatevi!

Dedicato alla delicatezza (dal latino DELICERE: allettare) un delicatissimo video per allettare i sensi con movimenti soavi,morbidi,gentili quasi fragili...



dal film di R. Duvall "Assassination Tango" (2002)
Musica di Luis Bacalov


Video proposto da Alessandra Radaeli per le TdS.

domenica 30 maggio 2010

Voltaire pagina in Amore!



Voltaire interroga il suo allievo sull'amore:

V: Come è la vostra ragazza?
A: Bella!
Voto di Voltaire: 0
V: e poi?
A: intelligente
Voto V: 0
V: un altro aggettivo?
A: simpatica,brillante,energica...
Voto V: 0
V:uhm...qualcos'altro la caratterizza?
A: ha un ottimo lavoro ed è capace di arrangiarsi da sola, è volitiva, e spigliata...di successo!
Voltaire inizia a preoccuparsi che il suo allievo non sia un buon allievo e gli mette ancora un bello 0
A (preoccupato ma convinto di strappare un bel voto questa volta) : dimenticavo è sexy
Voto V: 0
V (consegnando il libretto al suo allievo): Senta mio caro giovane io non posso andare oltre credo che purtroppo lei....
uhm...va bè le do un'ultima possibilità mi dica una qualità che le riconosce ancora
A: è dolce!
Voltaire si riprese il libretto e mise un 1 davanti a tutti gli zeri.

mercoledì 26 maggio 2010

Risultati del sondaggio sul tempo!

Il 38% dei nosri amici vivono l'esperienza del tempo come un qualcosa di soggettivo che si accorcia o si allunga a seconda dei vissuti, delle emozioni e dei significati.
Il 30% rionosce bene l'esistenza delle altre dimensioni del tempo, meno soggettive ma pur sempre facenti parte del nostro comune vivere tra idea del limite e idea dell'eterno. Questi nostri amici saltellano, pare, con disinvoltura da una dimensione all'altra a seconda delle necessità e delle possibilità: grandiosi.
Ma questo 30% alleato all'altro 38% messi insieme formerebbero la maggioranza assoluta di una coalizione di persone che non ci stanno a perdere tempo pensando che sia eterno o che semmai, dopo, c'è un'altra vita per rimediare e che non ci stanno a subire i dictat del tempo cronologico.
Siamo soddisfatti di questo primo sondaggio e cercheremo di convincere gli altri amici nell'idea che Kairos, se associato ad una realistica percezione degli altri fattori temporali non ti tradisce mai.
Ma siate puntuali all'appuntamento, in questo caso rilevate l'ora in cui ciò avviene con un comune orologio da polso! :-)
Grazie a chi ha partecipato alla votazione!

martedì 18 maggio 2010

Film per Adulti (VM 18)

Passando per una strada ho rivisto un vecchio cinema con scritto "Film per adulti".
Ora che sono pochi ti colpisce.
Ma se sono adulti perchè dovrebbero entrarci?


venerdì 14 maggio 2010

Si, viaggiate!

by Simona Troni

Se impari la strada a memoria non troverai certo un granchè,
se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te.
Paese significa storia e storia significa lingua,
impara la tua direzione da gente che non ti somiglia

Mercanti di liquore



Il viaggio non è l'emozione di attimi pericolosi
il viaggio è la gioia del tempo
pericolo è stare rinchiusi

Direzione casuale, non prevede sosta
chi viaggia detesta l'estate
l'estate appartiene al turista

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.

Mischiare presente e ricordi, le strade possibili fatte
fu forse salsedine o neve
fu forse ponente o levante

L'amore lasciato sospeso, qualcuno ne approfitterà
ma questo riguarda il ritorno
remota possibilità

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.

Se impari la strada a memoria di certo non trovi granchè
se invece smarrisci la rotta
il mondo è lì tutto per te

Paese significa storia e storia significa lingua
impara la tua direzione
da gente che non ti somiglia

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.

mercoledì 14 aprile 2010

Annuncio di Massimo Scognamiglio

Per chi avesse apprezzato il mio lavoro. Per chi come me ama rimanere di-steso pensando, guardando, lavorando, scrivendo. Per tutti gli amici delle terme grande vendita di primavera delle opere di Massimo Scognamiglio.
Opere realizzate con tecnica acrilica (il ciclo delle stanze) e con "pittura digitale" su iPhone (stampate in serie limitate).

A quest'indirizzo trovate le opere realizzate con iPhone:
http://www.facebook.com/album.php?aid=190933&id=728645069&l=02ce0ca4b7

A quest'altro indirizzo alcuni dei dipinti del ciclo delle stanze:
http://www.facebook.com/album.php?aid=81430&id=728645069&l=9e7a0a4cc9

Se siete interessati, scrivetemi in privato all'indirizzo: scognamiglio.massimo@gmail.com

domenica 4 aprile 2010

Quando capire se chi ti dice che sperperi ha ragione?

Solitamente chi ti dice che sperperi non è la persona giusta, ma può fare delle gran belle canzoni. Di ciò si nutre ogni espressione artistica: dell'impossibilità di controllare l'oggetto d'amore.



Skin

sabato 13 marzo 2010

Scordatevi qualcosa, sarete più intonati!

"Il suono perfetto e intonato di quella musica mi pareva in perfetta armonia con la giornata di sole e quel via vai di gente felice che andava alla spiaggia spensierata. Quella musica però non canbiò il mio umore assente e intorpidito.
Catturò la mia attenzione invece un suono proveniente dalla stanza di una casa del borgo, mi fermai. Era un suono allusivo, imperfetto, a volte pareva proprio non farcela. Eppure io ero commossa e anche la perfezione di quella giornata cosi' normale non mi dava più cosi' fastidio.
Ascoltai quella musica per i cinque minuti che durò, poi andai al mare..."

Andrea Giannelli (in "Da Socrate a Dolce e Gabbana" ed. Riunite 2010).




Bach "Cello Suite N.5-Prelude"


La suite N° 5 è estremamente articolata e complessa, e ciòè dimostrato anche dal fatto che è una delle poche composizioni per violoncello che va suonata "scordando" lo strumento, ovvero accordando la corda più acuta un tono sotto la normale accordatura....

(segnalazione di Anna Camera by facebook)

domenica 7 marzo 2010

Sottotitolatevi alla bisogna: vivrete più allegri!

Le espressioni del volto non bastano a farci capire il dramma di cui si parla, e neanche le divise.
Ciò ci inganna spesso quando non possiamo capire.
Però capiamo benissimo chi comanda, chi perde, chi è lo stupido e chi sta per vincere.



The Populi (cliccate su Guarda il film su you tube)

venerdì 26 febbraio 2010

Il Manifesto delle Terme: l'irrinunciabile Metafora!

Il primo Manifesto delle Terme: l'irrinunciabile Metafora

L’uomo è come un fuggiasco che spera di essere trovato. L’uomo è come un romanziere senza carta ne penna che attende di essere scritto. L’uomo è come... (30 Novembre 2009 nascono le Terme del Sè).

lunedì 22 febbraio 2010

DI-STESO A LETTO: creazioni con i-phone di Massimo Scognamiglio



Un bagno illuminante (omaggio alle Terme del Sè, disegnato seduto)



Sulimazione n.1 In the Mood for Love ( omaggio alle Terme del Sè, disegnato disteso a letto).



Omaggio a J.L.Godard "Fino all'ultimo respiro": uomo che fuma



Sublimazione n.2 in The Mood For Love (disegnato disteso a letto mentre chatto con Angelo)



Entri il numero 244 (disegnato mentre aspetto il mio turno in Pronto Soccorso)



I almost forget who I am (Ciclo delle stanze)



Eroina (ciclo delle stanze)



Ragazzo (disegnato seduto sul letto)



Ragazza (disegnato sul bordo del divano con un gran mal di testa)



Omaggio a Giacometti (disegnato allungato sul letto)



In fila all'ospedale





Guardando la TV





Fantasma (guardando la tv)



Donna seduta su sedia (disegnato seduto)



colonna vertebrale (in una giornata di sole)

Dipingere con iphone è possibile grazie ad un'applicazione chiamata "brushes", l'aspetto più bello e interessante è la manualità che si riesce a mantenere con uno strumento all'apparenza "freddo", infatti grazie al "gesto" e al "multi tocco", è possible interagire sulla tavolozza come farebbe un bambino con i colori sulle punte delle dita.
Il fatto di avere sempre con sé questa tavola di colori e questo piccolo sketch book, rende lo strumento affascinante e veratile: è sempre presente dove, come e quando hai un'idea, una voglia di fare, una piccola ispirazione. Anche (e per me soprattutto) di-steso a letto.


Massimo Scognamiglio









In attesa (disegnato mentre aspetto guardando un tizio)



L'amour fou



Autoritratto in verde (disegnato seduto). Il volto della paura per le Terme del Sè



Just a kiss (disegnato allungato sul letto)



RATz (disegnato seduto)

Topografia di un corpo (disegnato seduto guardando la TV)




Cappuccetto rosso (disegnato seduto sul divano)




Prostituta







dettaglio


Le opere di Massimo qui esposte sono istantanee.
Il particolare mezzo con cui le crea permette questo evidente risultato.
Nelle immagini che Massimo ci regala c'è l'intensità e la drammatica bellezza del "momento unico".
L'unicità di un momento, inteso come attimo captato dal proprio mondo interno, acciuffato al pelo come un Kairos che si lascia prendere per i capelli, si materializza e diviene immagine immediata-mente.
Essa appare come una neuro-imaging, ha l'efficacia di una TAC o di un eco-doppler a colori per precisione di referto.
La colonna vertebrale che Massimo rappresenta non è evidentemente la sua colonna vertebrale ma come lui la percepisce in quel dato momento.
L'autore ci offre referti esatti non solo del suo sentire ma della percezione spaziale "propriocettiva" che egli avverte, nonchè degli equilibri armonici e disarmonici delle nostre parti del corpo e di quelle altrui.
E' un modo di sentire che può essere comunicato immediata-mente perchè in linea con il modo speculare di sentirsi e con lo stile comunicativo prevalente del nostro tempo.
Nelle sue immagini Scognamiglio ci dice sempre dove è non solo perchè ce lo descrive nel titolo dell'opera ma perchè lo si capisce proprio.
Il movimento e la collocazione spaziale delle persone, delle parti del corpo, degli oggetti e anche delle raffigurazioni senza protagonista (in quel caso il protagonista è ancora lui) ci dicono dove lui si colloca.
Il nostro gradito frequentatore delle Terme è l'artista della collocazione spaziale dei vissuti. Una collocazione interna che nell'opera diviene proiettata sullo screen dell' i-phone. Questo strumento in questo caso diviene fondamentale ed unico perchè, come ci ha detto l'autore stesso, è a portata di mano in qualunque momento e in qualunque situazione egli si trovi.
Ciò rende queste opere originali rispetto ai tempi lunghi della pittura rievocativa o del ritratto. E' più vicino alla fotografia ma la supera perchè può rappresentare l'inesistente per gli altri ma l'esistente per sè rendendolo così esistente anche agli altri.
La maggior parte dei lavori sono stati creati di-steso a letto, o sul bordo del letto o seduto come l'autore tiene a sottolineare per rendere evidente la grande differenza che c'è.
Noi non rappresentiamo una emozione prescindendo dalla percezione somatica e sensoriale e soprattutto propriocettiva di quel preciso istante.
L'oggetto dlla rappresentazione non è quindi l'unica cosa che vediamo nell'opera, anzi forse è secondaria a meno che non si intenda, come si dovrebbe fare in questo caso, la percezione stessa di sè come il vero soggetto da rappresentare, da ritrarre e da fotogarfare istantaneamente.

Andrea Giannelli per le TdS

* Un breve curriculum di Massimo Scognamiglio lo trovate nel nostro "spogliatoio delle Terme".

domenica 21 febbraio 2010

Effetti termali: Mariagrazia si converte a kairos! Tu che fai?

da Mariagrazia Fagioli,

Cari amici delle Terme,

Il tempo “proprio” (kairos) e il tempo del mondo, dell’altro (kronos): il tempo del mondo (kronos) serve da bussola, indica il nord. Non possiamo farne a meno: sappiamo che è lì, è un riferimento imprescindibile. Ma è quando scegliamo di esplorare le nostre proprie rotte del tempo che diamo senso e pienezza al vivere: sappiamo che quello è il nord, non lo perdiamo di vista, teniamo una bussola funzionante con la quale confrontarci. Ma è proprio in questo spazio “tra” un tempo e l’altro che ci siamo noi, che si esprime la nostra autenticità; senza appiattirci su chronos, in una dimensione compiacente che sentiamo però priva di senso, e senza vivere completamente “come se” kronos non esistesse (che darebbe origine ad una dimensione talmente privata da non poter essere condivisa con altri).
L’idea di occuparmi del tempo mi è venuta all’improvviso, parlando con un collega del mio “non scrivere” la tesi di diploma.

Che cosa poteva avere a che fare questa modalità con me? Che cosa diceva, che cosa segnalava? Sono partita dal sentire come stavo io in questo tempo, come sentivo di occuparlo. Le sensazioni che vi erano legate erano buone sensazioni: sentivo di occupare questo tempo, non di sprecare tempo. E allora ho pensato a che cosa volesse dire questo nel mio percorso analitico prima, e di formazione psicoterapeutica poi; in questi anni mi sono spesso confrontata con la mia tendenza a vivere la dimensione del tempo innanzitutto come kronos: sono sempre arrivata “presto” a tagliare i traguardi; il diploma, la laurea alla prima sessione disponibile, l’esame di stato, il primo lavoro fisso, l’inizio della scuola di specialità, persino l’inizio dell’analisi: sempre al tempo degli altri, quando si dovevano fare queste cose, quando “era previsto”, in una dimensione compiacente rispetto al tempo degli altri, che tanto mi dava come ri-conoscimento del mondo quanto mi toglieva come senso e significato personale delle esperienze. E anche, in un certo senso, come piacere di queste esperienze. Il tempo del piacere non appartiene a kronos, il tempo del piacere richiama kairos. Così, allo stesso modo, il tempo del dolore.

E forse non è un caso che il desiderio di occuparmi del tema del tempo arrivi dopo due importanti separazioni avvenute nella mia vita: una scelta – come è quando finisce una lunga e importante storia d’amore – l’altra imposta – come è quando la malattia si porta via qualcuno che ti è caro. La separazione ti mette davanti al senso del limite, del tempo che passa, ti fa entrare nel tempo se accetti di nascere diverso ogni volta che ti separi da qualcuno – proprio come quando vieni al mondo per la prima volta.
Così, anche, questo discorso richiama il modo che il paziente in psicoterapia ha di confrontarsi con il tempo; il narcisismo, le dipendenze, il sè fragile si portano dietro una loro impossibilità di vivere “nel tempo”, nel qui ed ora, rimangono sempre “fuori”.

Il nostro sistema culturale si fonda sulle idee-mito della tecnica e dell’economia (che della tecnica assume i principi). Queste idee mito si fondano sulla proposta di una continua crescita e ne assumono i connotati: il tempo è il futuro – non il presente – e l’obiettivo è crescere, aggiungere, andare avanti. Il tempo che meglio si adatta alla tecnica e all’economia è kronos: tempo logico-razionale, tempo che si estende su una retta infinita, tempo della strutturazione, tempo scandito. E’ il tempo del principio di efficienza: ciò che non è efficiente produzione è una “perdita di tempo” e in quanto tale va diminuito, ridotto al minimo. L’unico senso recuperabile in una strutturazione di questo tipo è quello dell’efficienza votata alla continua crescita.
Dal punto di vista umano il mito della crescita ha senso quando le condizioni in cui si vive sono la povertà, la privazione, la mancanza. Comincia ad essere obsoleto quando si nasce e si cresce in condizioni di abbondanza, di eccesso di beni: quale senso ha la crescita in una condizione umana di questo tipo? Ecco quindi la sensazione di espropriazione di senso rispetto alla regola dell’efficienza e all’adeguamento completo ai dettami di kronos.

Questo sistema “struttura” l’inconscio stesso delle persone che vivono nella nostra epoca (Galimberti, “i miti del nostro tempo”), tanto che sono in continua crescita le patologie legate alla dipendenza, all’addiction, al sè fragile. La forte prevalenza dei tempi di kronos mette le persone alla continua ricerca di altre cose da fare; il tentativo è quello di dover riempire tutti i vuoti con “di più”, qualsiasi cosa questo voglia dire. “Riempire vuoti” pare essere l’unica spinta ad agire, in un continuo tentativo di sfuggire alla possibilità di sentire che cosa sostare in questo vuoto provoca. Sentire è infatti parte di kairos, bandito in quanto “perdita di tempo”.

Anche il di-vertimento è parte di kairos: di-vertirsi ha dentro di sè una parte di divergenza rispetto al pre-visto, rispetto all’agenda, rispetto al tempo strutturato. Non c’è creatività, non c’è innovazione senza di-vertimento, di-vergenza; non c’è di-vergenza senza kairos, senza tradimento del sistema-mito economico-tecnico fondato su kronos.

D’altra parte già nel mito è quanto mai chiaro il legame “inversamente proporzionale” tra kronos e la possibilità generativa:


Crono era il più giovane dei Titani. Egli aiutò la madre a liberarsi di Urano che giaceva costantemente su di lei impedendo ai figli concepiti di uscire dal suo grembo. Crono evirò il padre con un falcetto fabbricato dalla Terra al proprio interno, gettò l'organo amputato nel mare e prese il posto di Urano alla guida del mondo. Crono scacciò i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri e li confinò nel Tartaro. In seguito sposò la sorella Rea, con la quale generò i principali dei del Pantheon greco. I genitori dei due però avevano predetto a Crono che sarebbe stato a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli. Per evitare di perdere il potere così come era capitato a suo padre Urano (spodestato da Crono stesso), il dio prese a divorare i piccoli figli via via che Rea li partoriva. Questa partorì Demetra, Era, Estia, Ade e Poseidone, tutti divorati da Crono. Infine diede alla luce Zeus, il suo terzo figlio maschio, sul Monte Liceo, in Arcadia (o secondo altre versioni a Creta, dove era fuggita precedentemente) e dopo aver tuffato Zeus nel fiume Neda lo affidò alla madre Terra. A Crono invece era stata recapitata una pietra avvolta in fasce al posto di suo figlio Zeus.
Zeus, una volta cresciuto, somministrò a Crono un veleno che gli fece vomitare tutti i figli ingoiati; in seguito, dopo una guerra intrapresa insieme ai fratelli liberati, riuscì a vincere il padre, a rinchiuderlo e ad affidarlo alla custodia degli Ecatonchiri, per l'eternità. Zeus liberò successivamente anche i Ciclopi (giganti con un occhio solo) e gli Ecantochiri (mostri con cento braccia e cento gambe); in cambio i Ciclopi gli regalarono i fulmini, e lui scelse come dimora il più alto dei monti della Grecia: l'Olimpo.

In kronos risiede il dramma della ripetizione (sapeva che avrebbe fatto la stessa fine del padre per mano dei figli), che rassicura ma soffoca, inibisce nuove nascite, impedisce la generatività. D’altra parte kronos viene sconfitto da Rea quando lei si consente il tra-dimento (nel mito rappresentato con l’inganno della pietra) rispetta al sistema già sperimentato. Solo quando kronos viene tradito il mondo può nascere (non a caso è zeus il padre di tutti gli dei: quindi il più generativo della mitologia è colui il quale sconfigge kronos).TdS (3)

Scrivendovi mi viene in mente che tanti dei problemi che hanno oggi le aziende, le cose su cui non riescono a intervenire e per le quali ci chiedono aiuto sono i sintomi derivati del dominio di kronos su kairos: la perdita di senso, l’impoverimento dell’innovazione e della creatività, la mancanza di visioni di ampio respiro, la perdita degli aspetti emotivi (che impoveriscono drammaticamente la leadership)... ma non si possono sviluppare queste cose se non si resuscita kairos, che però significa tradire il sistema e la logica economica di fondo; significa lavorare sul proprio bisogno di compiacere l’altro, di avere “successo” nel sistema, di rinunciare al potere economico, fondato sul controllo e sulla promozione dell’efficienza. E’ questa quindi un’altra delle contraddizioni in cui le aziende sono inserite).
D’altra parte kronos è rassicurante, mette tranquilli: aprire a kairos significa aprire alla possibiltà di sentire qualcosa che “non si sa” che cosa potrà essere; essere liberi, sentire la gioia, la vita, ma anche l’angoscia, la morte. Aprire a kairos significa “entrare nel tempo” (e non uscire), vivere il qui ed ora, nascere nuovi.


Mariagrazia Fagioli (bagnante delle Terme del Sè).

domenica 14 febbraio 2010

La Stagione della Speranza


E’ l’inverno la stagione della speranza.
L’inverno profondo,
quello dove la prima luce allunga le sere
in attesa che il sole faccia il suo dovere.

sabato 13 febbraio 2010

La Vita è in quattro Tempi: Kairos, che gran figlio di Zeus! (3)

BENVENUTI DA LISIPPO IL PARRUCCHIERE AL PASSO COI...TEMPI

Ma chi è?
E' il primo parrucchiere di Kairos, figlio minore di Zeus.
Lisippo, che in realtà è uno scultore del 300 a.c., considerato da
Alessandro Magno il più talentuoso scultore in bronzo ha inventato l' "acconciatura" di Kairos scolpendola nella sua statua.
Capelli corti sulla nuca e lunghi davanti.
Chissà come li farebbe i capelli a voi, Lisippo.
Francesco Salviati invece potrebbe essere il secondo parrucchiere di Kairos visto che nel VI Secolo lo dipinge invece che scolpirlo ma il taglio è sempre quello: corti dietro, lunghi davanti;



Ma perchè questa acconciatura bizzarra per il giovane figlio di Zeus?
Kairos secondo la mitologia greca è fatale e deve essere colto proprio nel momento in cui accade. E' in forma di un giovane danzatore sempre in volo che deve essere tenuto per i capelli. Per questo Lisippo lo rappresenta con lungo ciuffo sulla fronte e con la nuca rasata proprio per dimostrare l’inafferrabilità di un attimo propizio.

In mitologia Kairos, il più giovane dei figli di Zeus, è il dio dell’opportunità contrapposto a Kronos, il dio del tempo “oggettivo”, seriale e della datazione (2). Kairos è inteso da Aristotele come il tempo che da valore: “ciò che accade nel momento opportuno e buono”.
Kairos rappresenta tuttavia, con la famiglia dei termini ad esso legati, anche il movimento, il cambiamento, l’energia del nuovo.
E con il cambiamento, il ri-creare fa i conti con l’insicurezza: dal punto di vista etico, nella letteratura greca, Kairos è sinonimo proprio di insicurezza.
Il kairos si ricollega ad un certo tipo di azioni che devono essere compiute "tempestivamente" e non tollerano né il ritardo, né l'esitazione. La nozione di kairos è indissociabile della parola greca, è indissociabile anche da un contesto che è quello della Grecia del VI e del V secolo a.C. È indissociabile quindi da un'epoca in cui l'azione diventa autonoma e non dipende più dalla volontà divina: il tempo è anche dell'uomo!


Kairos (καιρός) è una parola che nell'antica Grecia significava "momento giusto o opportuno". Gli antichi greci usavano kronos e kairos (1,2) come parole per indicare il tempo.
Mentre la prima si riferisce al tempo logico e sequenziale la seconda significa " un tempo nel mezzo", "tra", un momento fatto di un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade.
Ma la cosa speciale lo è per la persona che la vive in quel momento.
E' quindi la persona a definirla speciale.
Se fosse speciale solo perchè lo è per tutti o per dichiarazione divina noi saremmo tutti uguali, privi di creatività e movimento.
Così invece la persona, il soggetto, inizia ad essere al centro dell'esistenza.
La nostra vita la facciamo Noi!
Ma qui sta il dilemma dell'uomo e qui si creano a volte ingorghi esistenziali mica da ridere.
Attacchi di panico indicibili colpiscono l'uomo quando fa questo passaggio e quindi è tentato di fare qualche passo indietro.
Quanti uomini prferiscono non conoscere il tempo che vivono e affidarlo completamente agli dei (aìon), dare la loro vita terrena in cambio di quella eterna (senza garanzia alcuna).
Quante volte invece pensi di essere vivo perchè hai un appuntamento alle sei, ma ci sei?
Un pò tutti, ammettiamolo ci perdiamo in questo esserci o non esserci veramente e qualche volta va bene anche così.
Non è facile afferrare quel giovane dalla nuca rasata e sembra che voli leggero e veloce senza darci troppe possibilità di pensarci.
Ma non temete, questa è la rappresentazione del suo primo parrucchiere, Lisippo.
Come al solito le rappresentazioni mitiche sono un pò estreme.
La moda cambia e i parrucchieri si evolvono, i parrucchieri siete Voi!
Scegliete la vostra acconciatura per il vostro kairos, un pò di codino sulla nuca lo lascerei di modo che questo gran bel figlio di Zeus ogni tanto si faccia trattenere ma attenti non esagerate coi capelli lunghi, altrimenti non sarà più un giovane leggero e scattante, dinamico e progettuale; sarà solo un gran bel capellone narciso e seduttivo!
Kairos, ammettiamolo, fa un pò paura.
Ma fa paura perchè non lo si conosce, perchè si muove, perchè è dinamico.
Quando gli uomini hanno gli attacchi di panico non sono dei malati con buona pace di certi professionisti della mente, superficiali come dei parrucchieri falliti.
Il panico rappresenta la nostra vitalità, il fascino verso il giovane Kairos: l'abbiamo visto, ci è piaciuto ma ci è sconosciuto. Egli è accattivante e così diverso dal tempo che ci viene scandito (kronos).

Abbiate coraggio, superate la prima vertigine e inizierete a vivere davvero!
Siate diversi scegliete la vostra acconciatura, ora potete farlo!


Nessuno infatti, quando è al principio, può sapere che cosa troverà in sé.
E come potrebbe anche presentire ciò che troverà, dal momento che ciò che troverà non esiste ancora? Con strumenti presi in prestito egli scava in un terreno che esso pure è preso in prestito ed estraneo, è un terreno che appartiene ad altri. Quando per la prima volta, d’improvviso, si trova dinanzi qualcosa che non conosce, che non gli giunge da nessuna parte, egli si spaventa e vacilla: poiché quella è veramente cosa sua. Può essere una cosa da poco, un’arachide, una radice, una minuscola pietra, una puntura velenosa, un odore nuovo, un suono inesplicabile, o anche una linfa oscura che si spinge lontano: quando egli ha il coraggio e l’accortezza di destarsi dalla prima vertigine di paura per riconoscere e dar nome a ciò che ha trovato, allora comincia la sua vera vita.”
E. Canetti 1972

sabato 6 febbraio 2010

Massimo Scognamiglio se ne fa un bagno



Bagnante delle Terme-
opera creata su i-phone da disteso da M.Scognamiglio (Gennaio 2010).

Massimo si spoglia (se non vuoi guardare girati):

Massimo Scognamiglio,Follower delle Terme, evangelista del web, nato a Roma, Italia il 12 agosto 1969. Vive e lavora a Roma. Scognamiglio è stato uno dei pionieri del World Wide Web in Italia. Ha iniziato nei primi anni '80 con le BBS e successivamente nel 1994 ha partecipato ai primi progetti Web italiani: una sua intervista, sul tema della Web Animation, concessa alla storica trasmissione televisiva "Mediamente" la si può leggere al seguente indirizzo: http://www.mediamente.rai.it/quotidiano/… Lavora come direttore creativo per i media tradizionali e per progetti innovativi. Come artista lavora con diverse tecniche: dall'acrilico alla computer grafica. Ha partecipato a molte mostre, la più importante è stata "La Coscienza Luccicante" (1998) al Palazzo delle Esposizioni a Roma: ha rappresentato l'Italia nella categoria "cd rom d'artista". Inoltre ha partecipato alla XII quadriennale di Roma. Ha scritto articoli sui new media ed è stato invitato come relatore a diverse conferenze. Ha scritto un libro dal titolo: "WebWorkFlow - Il processo di sviluppo dei siti web (2000). È uno dei primi autori di film girati con cellulari.

La Vita è in quattro Tempi: il mito di Kronos (2)



Francisco Goya- Museo "El Prado"-Madrid (Espana)

Crono era il più giovane dei Titani. Egli aiutò la madre a liberarsi di Urano che giaceva costantemente su di lei impedendo ai figli concepiti di uscire dal suo grembo. Crono evirò il padre con un falcetto fabbricato dalla Terra al proprio interno, gettò l'organo amputato nel mare e prese il posto di Urano alla guida del mondo. Crono scacciò i fratelli Ciclopi ed Ecatonchiri e li confinò nel Tartaro. In seguito sposò la sorella Rea, con la quale generò i principali dei del Pantheon greco. I genitori dei due però avevano predetto a Crono che sarebbe stato a sua volta detronizzato da uno dei suoi figli. Per evitare di perdere il potere così come era capitato a suo padre Urano (spodestato da Crono stesso), il dio prese a divorare i piccoli figli via via che Rea li partoriva. Questa partorì Demetra, Era, Estia, Ade e Poseidone, tutti divorati da Crono. Infine diede alla luce Zeus, il suo terzo figlio maschio, sul Monte Liceo, in Arcadia (o secondo altre versioni a Creta, dove era fuggita precedentemente) e dopo aver tuffato Zeus nel fiume Neda lo affidò alla madre Terra. A Crono invece era stata recapitata una pietra avvolta in fasce al posto di suo figlio Zeus.
Zeus, una volta cresciuto, somministrò a Crono un veleno che gli fece vomitare tutti i figli ingoiati; in seguito, dopo una guerra intrapresa insieme ai fratelli liberati, riuscì a vincere il padre, a rinchiuderlo e ad affidarlo alla custodia degli Ecatonchiri, per l'eternità. Zeus liberò successivamente anche i Ciclopi (giganti con un occhio solo) e gli Ecantochiri (mostri con cento braccia e cento gambe); in cambio i Ciclopi gli regalarono i fulmini, e lui scelse come dimora il più alto dei monti della Grecia: l'Olimpo.

In kronos risiede il dramma della ripetizione (sapeva che avrebbe fatto la stessa fine del padre per mano dei figli), che rassicura ma soffoca, inibisce nuove nascite, impedisce la generatività. D’altra parte kronos viene sconfitto da Rea quando lei si consente il tra-dimento (nel mito rappresentato con l’inganno della pietra) rispetto al sistema già sperimentato. Solo quando kronos viene tradito il mondo può nascere (non a caso è zeus il padre di tutti gli dei: quindi il più generativo della mitologia è colui il quale sconfigge kronos).

lunedì 1 febbraio 2010

La Vita è in quattro Tempi:essere o non essere crono-logici (1)

Non siate crono-logici ma siate diversamente esistenti, siate divertenti! Provate a pensarvi in quattro tempi, ovvero tenete conto di avere bisogno di tutti e quattro. Così potrete comprendere i vostri comportamenti, i vostri bisogni e i vostri desideri,anche quelli degli altri. Se saprete quali sono i tempi che vi servono per vivere ogni cosa può avere una sua spiegazione e una sua lettura. Starà a voi capire qual è il miglior tempo da vivere in assoluto e scegliere quello più congeniale da vivere in un certo istante: Aìon,Kronos,Kairos o quello che passa da uno all'altro? Sarà un breve volo in quattro (!) puntate sul tempo; e non abbiate fretta, ognuno ha i suoi tempi... TdS



Ora sapete quali sono i quattro tempi in questione, da ora potremo giocare col tempo.
E voi ne avete un quinto da proporre? Saremmo lieti di conoscerlo!
Sarà interessante e divertente se proverete a interagire e portarci i vostri vissuti temporali.
Con quale tempo prevalente approcciate ad una storia d'amore?
E con quale andate al lavoro tutte le mattine?
Avete mai provato a vivere in un tempo e pensare in un altro?
Siete persone Kronos o Kairos ?
Vedremo....
Alla prossima seduta di stretching!

TdS

Il Volto della Paura




Dopo l'incidente

Massimo Scognamiglio, Roma (opera creata da sdraiato su i-phone dopo incidente stradale), Gennaio 2010

martedì 19 gennaio 2010

Non rassegnatevi di fronte all'ordine prestabilito!



Di cosa staranno parlando queste donne?
La forza del gruppo è non essere più spettatori passivi delle cose:
il bello non è guardare le cose
ma stare con le persone che le guardano.

TdS

"Circolo di chiacchiere"-Lago Maggiore foto di Claudio426.

giovedì 14 gennaio 2010

mercoledì 6 gennaio 2010

Discorso di inizio anno: padri che cambiano



La fine di questo millennio, con la caduta del muro di Berlino, ha assistito alla caduta delle ideologie come momento fondante i valori della nostra società. Il mondo si è orientato verso una liberalizzazione totale e globale anche sul piano economico e politico con pesanti ripercussioni sul sociale.
Con la caduta delle grandi ideologie si assiste anche alla progressiva scomparsa del "pater familias" e quindi di un certo tipo di padre autorevole, appassionato, ricco di principi da trasmettere alle nuove generazioni.
In alcuni casi, in quelli "deviati", il "pater familias" è stato purtroppo anche un feticcio autoritaristico e prepotente più che autorevole e appassionato.
Tra il tipo di padre autorevole, cardine della sana famiglia patriarcale, e l'attuale padre si è creato un vulnus che deve essere ancora colmato.
Padri nè autorevoli nè appassionati che cercano vanamente restaurazioni autoritaristiche si palesano purtroppo sulla scena politica, nelle scienze e nell'istruzione. Ma dureranno poco pur facendo molti danni.
Nell'underground della nostra società si sta affermando invece un nuovo tipo di padre contemporaneo, capace di dare limiti autorevoli ai propri figli e di prenderli per mano in un viaggio che li condurrà al riconoscimento della proprio valore di persona.
Ma questi padri, faticano ad essere modelli visibili, ad occupare posti convincenti in politica, nel campo delle scienze e dell'istruzione. Poichè le società devono ancora digerire un simile traumatico passaggio vi sono sacche di resistenza.
Nel frattempo, mentre famiglie fortunate si godono i nuovi padri reali, mediaticamente ci dovremo sorbire per un pò di tempo ancora o i falsi "pater familias" o quelli nè carne nè pesce "burocratici".
Vi propongo il discorso straordinario del vecchio padre Sandro Pertini confrontato con il preambolo di quello dell'attuale Presidente della Repubblica.
Bastano pochi minuti per capire che quest'ultimo parlando di "spirale" non prende posizioni, non trasmette alcuna passione, non crede nella sua possibilità di essere decisivo. La sua preoccupazione è di non individuare un colpevole, di non scontentare nessuno. Inutile proseguire ad ascoltarlo. Un discorso impostato così non trasmetterà nulla. Eppure l'argomento trattato dai due Presidenti è il medesimo.
Vale la pena invece di riascoltare l'attualità di Sandro Pertini, la sua enfasi, la sua passione, il suo parlare per esperienza diretta, il suo prendersi la responsabilità di dire ciò che vede.
Sapendo che padri così non potranno più esistere e in attesa che i "nuovi padri" siano modelli più visibili godiamoci un frammento di uno degli ultimi padri autorevoli che la Repubblica ricordi.
Facciamoci un bagno di passione, di coraggio, di speranza.
Buon 2010 a tutti gli amici delle Terme.

Andrea Giannelli