lunedì 30 agosto 2010

Vivere senza scompartimento: diario da un interregionale

Querceta (Forte dei Marmi)vs Milano, dal mostro inviato per "report-age"

Mancava meno di un'ora all'arrivo a Milano e la ragazza di fronte a me parlava al cellulare a voce alta. Ognuno di noi altri tre passeggeri disposti a due a due "face to face" poteva facilmente e comodamente ascoltare.
La signora leggeva "essere madri", il signore aveva sulle gambe un libro mai aperto e sonnecchiava da due ore in un modo poco credibile, io smanettavo al pc di fronte a lei. Penso che ognuno, al di là di ciò che stesse facendo, come prima attività ascoltasse la telefonata. Ciò non tanto per una morbosa cusiosità ma perchè la telefonata si svolgeva in un modo pubblico, la mia impressione è che la ragazza sulla trentina e mediamente carina, parlasse in realtà più con noi che con l'interlocutore, un ragazzo, forse un amico.
"Avevo voglia di mare perchè dopo vado in Norvegia ma che pacco la Liguria volevamo andare in una spiaggia carina ma non c'erano bus per cui siamo andati a Lerici...c'era la fila persino per mettere i teli sulla sabbia..."
Si sente la voce maschile dall'altra parte della cornetta che chiede dettagli.
" Poi oggi siamo andati un pò più giù verso Forte dei Marmi"....voce maschile sembra criticare...."si hai ragione ma del resto non c'erano bus....la spiaggia si chiamava Marinella...si va bè però del resto...dai"
Il ragazzo chiacchiera molto la telefonata è lunga.
Mi guardo in giro, c'è aria di imminente arrivo e sono quasi tutti al telefono.
" Undici e quaranta...se arriviamo in orario....no prendo l'ultimo metrò....e tu dove sei, cosa fai, ma quando?" Nessuno in particolare sta dicendo questo, semplicemente lo dicono tutti. Sembra un unica telefonata collettiva ad un unico ascoltatore invece sono tante persone che dicono la stessa cosa ad altrettante persone.
Quando esistevano gli scompartimenti e le carrozze non erano open spaces potevi apprezzare l'unicità di certi discorsi che parevano dedicati e distinti, così invece sembriamo tutti uguali e mi viene da pensare che forse oggi basterebbero dei portavoce per dire tutto a tutti. Del resto internet cosa è se non un grande portavoce?.
Torno sulla ragazza che parla ancora al telefono. " Dai scemo...alle undici e quaranta se siamo in orario ma penso di si perchè ora siamo a Lodi...beh se ti va, se non è un problema...a me fa piacere...va bene dai...se no prendo il metrò non preoccuparti".
Parla lui, poi ancora lei.
" Già ma poi come torno a casa...ma no dai domani devo lavorare in Mac Mahon....non è comodo" Lui incalza. " Dai scemo...non dormo da te...non voglio dai".
Lui parla e dice molte cose, sta facendo marcia indietro?
"Ma no dai a quell'ora no....senti dai prendo il metrò non preoccuparti...è troppo tardi..."
Lui parla per dare un senso alla telefonata che , per lui, di senso non ne ha più.
Lei ha sempre lo stesso tono di voce,più che gentile mi sembra abituata e abituale, non mi trasmette nessuna emozione nè sensazione vitale. Intuisco il ragazzo dall'altra parte: se dorme da me tanto meglio se non dorme non vado a prenderla.
Ma forse lei è così perchè così qualunquista è anche il modo loro, dei ragazzi, di relazionarsi. Forse è il circolo vizioso delle relazioni "all inclusive" (amicizia, sesso se capita, passaggi, couching turistico, magari quando è il momento me lo sposo).
La telefonata finisce.
Ma uno squillo incurante dei decibel che produce costringe un'altra donna, sempre sulla trentina, ad annegare la sua mano nella tipica immensa borsa senza fondo di molte donne che ci vorrebbe una Risonanza Magnetica per individuare gli oggetti che ci sono dentro. Riesce a catturare il cellulare. Risponde. La sua voce rivela una inflessione slava. E' slavata anche lei, lo avevo già notato molto prima. Secca, senza seno, porta un vestito da film di Rohmer a fiori con giro vita poco sotto l'ipotetico seno e il resto una gran tovaglia larga da cui emergono due secche gambette. So che la descrizione, se aggiunta al fatto che ha un naso alla Lodovico il Moro e che ha dormito tutto il viaggio con quelle ciambella girocollo da volo transoceanico con mascherina non stimola l'immaginario erotico maschile.
La sua testa cadeva nel sonno verso il corridoio occupandone un buon 30%, la ciambella la reggeva. Raccoglieva le gambe sulla poltrona lercia di questa prima classe italiana e il vestito leggero la scopriva. Sembrava una bambina di trent'anni che nega totalmente la sua sessualità. Ampie finestre si potevano creare tra la leggerezza del vestito che faceva del suo corpo un tutt'uno dai piedi alle spalle, un antiform che taglia come Valentino Rossi ogni ipotetica curva. Un vestito che sembra negare la sessualità come del resto fa lei. Ma è proprio questa negazione che faceva della slava l'unica donna che potesse stimolare fantasie erotiche.
Il signore del libro mai letto da una sbirciata alle lunghe leve di lei che raccolte si incarniscono e appaiono più appetibili...
2.
…Anche la sua telefonata arriva al nostro scompartimento a quattro senza muri.
“….alle 11.40….prendo la metro….se non ti fa fatica….ma no non ti disturbare….va bene ok allora grazie….alle 11.40 …siamo a Lodi credo…allora va bene….” , tutti molto gentili questi uomini.
Ma improvvisamente la conversazione prende un’altra piega, come la telefonata della ragazza davanti a me.
“A quell’ora? Ma no che faccio aspetto 20 min in stazione? No lascia perdere prendo il metrò”
Lui è insistente.
“No ti dico che non ho voglia di aspettare tutto quel tempo. No dai non mi va. Non insistere, così no. Prendo la metrò, ciao”.
Anche questo uomo non andrà a prendere la donna con cui sembrava fatta per il passaggio.
Un duplicato di prima con accento slavo. Anche questa donna non è troppo arrabbiata del mancato passaggio, come non era troppo contenta dell’offerta: forse sapeva già come sarebbe finita, conosce lui ma anche sè: generazione pochi rischi.
A volte si pensa di conoscere troppo, non si da all'altro la possibilità di sorprendere. E'una forma di rabbia nichilista nei confronti del prossimo.
Viste così appaiono donne disilluse, non si illudono e non si deludono troppo. Alla fine fanno da sole. Siamo fuori rotta penso io, così non va. Non c'è gioco, non c'è dono. Il dono più bello che si può fare a sè stessi è di dare la possibilità all'altro di offrirsi come un territorio nuovo, propendere per il disporsi.
La ragazza di fronte a me è al telefono di nuovo con un altro maschietto.
“..in Norvegia…Sabato…no un volo che non costa un cazzo sino a Brema poi da li prendiamo un camper per la Norvegia; due settimane….
Poi vado in Sardegna…... hanno la casa a Carlo Forte…con l’Ale, il Bepi e Gianni…,il volo costava 10 euro o giù di li….sono in treno…dalla Liguria”; i dettagli si fanno sempre meno particolareggiati. Il fatto che li avesse raccontati al ragazzo di prima l’autorizza a non dover sfogare la sua delusione del week end a questo o forse questo è meno intimo. L'ascoltatore tanto è uno e rimarrà un unico anche se ne chiameranno altri. Lei sta parlando di sè con noi.
“ A Lodi…no figurati non ti preoccupare prendo la metro faccio a tempo….ok vada per la cena una delle prossime sere che così non devo cucinare….ciao”. Niente passaggio neanche stavolta. la cena forse non ci sarà.
Altre persone sono al telefono, la postazione a quattro dietro di me parla della fuga dei cervelli. Non è una discussione nata dalla conoscenza in treno. Sono amici.
“Se qui le danno 700 euro fa bene a starsene là se gliene danno 7000…..”
L’Italia inospitale, i giovani giustificano chi se ne va.
Me ne andrei anche io.
Da anni non prendevo un interregionale e un presentimento mi aveva avvertito di prendere la prima classe. Non sapevo vendessero i biglietti al bar della piccola stazione, l’ho comprato on line il pomeriggio stesso. Ma non mi han dato il numero del posto, solo un codice che però non ho potuto stampare. Temevo si creasse un problema.
Quando a meno di metà viaggio si avvicina il bigliettaio e vedo che non ha con sé la macchinetta che invece hanno sull’eurostar per controllare il codice di prenotazione prevedo momenti difficili.
Il controllore sta facendo questioni formali a qualcuno più avanti perché non dovrebbe farle a me?
Avevo salvato la pagina su internet ma non su un file….in mezzo alle gallerie potrò collegarmi per mostrargli il biglietto on line, e poi che fa mi pinza il computer ?
So di non essermi impegnato molto oggi a capire come si fanno i biglietti sull’interregionale quindi ho la coda di paglia ma al mio super-io contrasta una voce che mi dice che non è possibile che nell’era del clikka e vola tu rischi di pagare il biglietto dell'interregionale due volte. la società è spaccata in due.
Ma ecco che allo sguardo interrogatorio e interegionale del controllore gli mostro il codice che mi ero salvato sul telefonino.
“Ho prenotato on line” dico sapendo che solo l'espressione "on line" avrebbe arrostito le palle dell'uomo come un kebab turco.
“Non fa nulla mi serve il cartaceo non ha letto le condizioni e termini d’uso?”
La conversazione era ormai pleonastica ma doveva compiersi nel suo ritual.
“No, quando vado a Roma basta il codice” “Mica è sul Frecciarossa” “No ma pensavo lei avesse comunque la macchinetta” “ Non doveva comprarlo così” “Si però i soldi il sistema operativo se li è presi….mica mi ha detto scritto in grande SE NON PUOI STAMPARE IL BIGLIETTO E’ INUTILE CHE PAGHI LO PAGHERAI DUE VOLTE” “ Senta non è regolare”
Marca male.
3.
Scruto se i miei vicini parteggiano per me o per il controllore.
Risultato dell’indagine fulminea: parteggiano per me ma quello che potrebbe succedere li divertirà e un po’ sono contenti che loro hanno fatto giusto e sono d’accordo col controllore che sono abituato bene sul Frecciarossa. Temo di essere preso per un fighetto.
“Va bene mi dia il tempo di collegarmi e le mostro il biglietto salvato sul sito”
“Signore non sarebbe regolare ma veda lei, faccia faccia….”
Le galleria sono finite dovrei farcela.
Il signore del libro mai aperto dice “sono stato in Germania dove un tipo ha messo il Blackberry su uno schermo che gli ha letto il biglietto e senza fare nessuna fila è salito sul treno….”
I miei compagni di (non) scompartimento annuiscono…ma perché non approfittano di questa frase per parlare male dell’Italia, per dire che siamo indietro, perché non han voglia di fare squadra?
Semplice, perché manca lo scompartimento. Mancano i muri dello scompartimento. Non sono certi di essere noi quattro. L’assenza della divisione dagli altri non procura quella necessità di vicinanza umana e alleanza che creavano gli scompartimenti.
Il presentimento che si potrebbero formare alleanze anche con altri nell’open space della carrozza non crea questa esigenza o forse fa sentire osservati e giudicati. Si può al massimo sperare in un sistema bipolare.
In effetti la scomparsa dello scompartimento provoca un senso di vergogna da parte dei viaggiatori face to face nel fare gruppo. Il gruppo ha bisogno della sua stanza. Altri gruppi virtuali senza muri potrebbero fare incursioni nel nostro?
Non è che ci da vergogna il fatto che un altro da fuori può definirci come una copia di un altro tre file più indietro. Senza scompartimento la diversità e l'appartenenza bisogna guadagnarsela, con scompartimento era quasi garantita. Addirittura, nel caso senza, ci si potrebbe sentire più vicini umanamente a una persona due file più avanti, quindi astenendosi dallo spendersi troppo con dirimpettai randomizzati dalla sorte e preferiscono sentirsi parte della carrozza intera. Una carrozza globale. La carrozza globale è un large group. Come tutti i large group il sogno di uno è il sogno di tutti, le conversazioni di uno sono le conversazioni di tutti, il destino di uno è quello di tutti.
Il large group è anch’esso un portavoce. Queste carrozze sono dei portavoce dove nessuno si allea nell’eternità apparente del viaggio, con nessuno, tutto è rinegoziabile. La carrozza globale porta la voce delle larghe intese, di accordi non dichiarati, di passioni non vissute, di intimità mai esistite.
Nella carrozza globale non si dichiarano le alleanze, non ci si sbilancia.
Ognuno è attrezzato con telefoni, computer, videogiochi, libri, cuffiette a farsi il viaggio da solo.
La condivisione sarà un momento eccezionale. I compagni di viaggio sono testimoni della tua autonomia. Chi cerca vecchie alleanze da prima repubblica usando il capro espiatorio per fare gruppo viene visto con sospetto, sembra un vecchio biosognoso di relazione, una persona assetata e sola: un cimelio.
La carrozza globale porta questo messaggio. Nulla di diverso da ciò che succede su internet, su face book, fuori nel mondo.
Forse è giusto così. Questa carrozza è fatta di persone e il gioco delle alleanze è più complesso, ci vuole più tempo. Duecentocinquanta chilometri non sono abbastanza. Ma con più tempo si formerebbero gruppi spontanei. Qualcuno chiederebbe il cambio di posto. La breve durata del viaggio non permette ciò. Tanto vale andare avanti da soli. Inutile l’illusione gruppale.
I non luoghi di oggi in realtà sono luoghi in cui inconsciamente ci si comunica che siamo lì presenti ma provvisori. Le nostre relazioni sono altrove. Spesso in un luogo non fisico, ma virtuale.
“Non mi tocchi…come si permette…lei..lei..lei…ma cosa fa mi caccia?..non si azz….”
“Signora lei sta commettendo un reato attenta rischia la denuncia….” È la voce del controllore, ancora lui…
4.
Ancora lui il controllore.
In fondo era l'unico che lavorava ben conscio che nessuno ci credesse.
Lui per gli altri è solo; è uno che veste una divisa lisa a cui egli è attaccatto per lo stipendio, magari provvisorio, a termine.
Come è possibile che uno faccia un lavoro così tra gente che manco lo guarda in faccia e gli contesta tutto?
Egli è una di quelle persone che non possono.
Nella nostra società si è stabilita una nuova dicotomia: non esiste il vietato e il permesso ma il possibile e l'impossibile (dicono i sociologi come Ehremberg).
Cosa sarà possibile per questo uomo fare nella vita se non arrotondare (sè stesso e lo stipendio con del "nero"?). Anche chi è dotato di quel poco di poesia sa benissimo che ci vogliono due coglioni cosi a pensare che per questa vita può andare bene anche così.
E' dura prendere insulti tutti i giorni.
E questo succede a chi rappresenta il vietato/proibito: medici, giudici, insegnanti, fino ai controllori.
Il rispetto della nostra società va a chi può non a chi tiene all'equilibrio sociale, all'ordine democratico, al merito, al ruolo come funzione di un sistema che contiene le persone.
Cosa può un controllore?.
Ecco perchè si litiga tanto oggi.
Il nostro controllore in questione non ha alternative se vuole evitare la morte subitanea del suo Sè: accettato il mio biglietto grosso come un notebook non può farsi insultare da una signora isterica senza neanche un mezzo tecnologico tra le mani ( eh si signori, loro erano gli unici ad essere privi di apparecchi tecnologicamente avanzati con sè, eppure ahimè se le davano tra loro).
Come sempre i più umani se le davano. Non era un litigio quello.
Era un richiamo a tutta la carrozza: "ehi guardate che esistono le relazioni e qui non se ne vede una, noi ci stiamo ribellando. meglio che l'indifferenza".
Ma era tra qualche sbuffo e scrollata di spalle che i due mettevano in scena il dramma della relazione latitante.
"io chiamo la Polfer e la denuncio" (traduzione, sei l'unica che mi riconosce il ruolo del controllore ora me lo fai fare).
"faccia quello che vuole ma lei sta abusando del suo potere, non si permetta , lei mi ha insultato...non sta facendo il suo mestiere con grazia (trad: lo vedi che sono una signora vorrai almeno tu che hai la divisa e ti sarebbe debito avere almeno una gentilezza per me cui nessuno cerca di venire a prendere alla stazione....finiamo in cella insieme piuttosto).
I due continuano ad amarsi a strillare la loro relazione al treno portavoce.
Con poco successo. L'unica preoccupazione delle persone è che possa venire fermato con relativo ritardo.
I due proseguono nell'amplesso e siamo all'orgasmo quando lui esclamando al telefono "fate salire la Polfer ad Aulla io devo fare una denuncia" si sente un "oooh" da parte della donna che sembra quasi abbia sentito la durezza del contatto o se vogliamo la dolce durezza di un sesso non voluto ma che la degnava di un significato.
Stranamente non si sente più nulla, i due sembrano soddisfatti come due amanti dopo l'orgasmo. Staranno fumando?. Lei si è alzata e si è spostata e sembra dire "ma che modi però è stato bello". Lui più sereno, detesteronizzato viene da me e mi domanda "era lei vero il proprietario del biglietto sul computer?". Così come per far finta di nulla, come per dire "non vi siete accorti vero che ho scopato la passeggera? Tutto come prima vero? Non mi vedevate adesso non mi vedete ora giusto?" Ovviamente l'ha chiesto a un uomo, a me.
Ebbene la carrozza avanza stancamente coi suoi sedili luridi (la ragazza slava ci ha messo sopra un telo).
Siamo a Ro-go-re-do che sembra più un accordo musicale che altro: è l'arrivo, il trionfo col DO finale! Il controllore e tutti i passeggeri sembra pensino ad un solo canto Ro GO RE DOOOOOOO!!! Alla Pavarotti, stiamo arrivando!
Ma per chi?
Per noi stessi.
Nessuno sembra essere così eccitato dal dover incontrare qualcuno e verosimilmente nessun ragazzo andrà a prendere una delle ragazze.
Quella di fornte a me è ancora al telefono....con un terzo, o quarto...." no siamo a Rogoredo...tra quindici minuti..." Non presto più attenzione alle sue parole.
"Ma no dai...vabbè se non è un problema...."
Mi innervosisco ancora la stessa scena.
"vabbè dai lascia perdere...ma davero non è un problema?...ok dai ci vediamo fuori dove c'è la metro grazie ciao ciao, ciaooo". Quel grazie grazie seguito da quel ciao prolungato seduttivo lasciava intendere all'uomo l'occasionalità della telefonata, il caso, il piacere del caso. Permetteva a lui di pensare che tutto fosse stato così facile , e solo per lui.
Grazie grazie, ciau ciau, ciao. L'ultimo ciao quasi non si sentiva come per sottolineare la trovata intimità.
Non verranno immortalati come nella foto di Doisneau però loro due, il bigliettaio e la signora ci hanno provato sino in fondo. Anche io gli ho dato un bel grattacapo col mio bigliettone. Tracce di relazioni, meno dense, meno spesse, più volatili ma non per questo inutili.
Un nuovo modo di essere se stessi con gli altri è ormai ufficiale e la strada maestra e trovare il proprio Sè, staccato da vecchie istituzioni esterne e garanti: lo scompartimento. L'istituzione oggi è il Sè. E siamo destinati, a volte con la paura di non farcela e di non potere, a trovare il nostro progetto individuale,
follemente libero e laico. Stupendamente libero e laico.
Gli altri si attaccano. Ma le ultme carrozze con scompartimento non porateranno più lontano.
Il futuro è la persona che si autodetermina e l'individuo nello spazio condiviso.
Portava questa voce. questo messaggio, la carrozza che ha varcato il passo della Cisa.
Già Cisa, come Cis (oltre), avevamo valicato il preappennino, passato il vecchio confine, i vecchi modi.
La lentezza del percorso tra ro-go-re-DOOO e Milano è incomprensibile ma mi da quel tempo sufficiente per passare da uno stato di vecchia nostalgia da scompartimento a questo nuovo senso di possibilità: la possibilità di essere un vagone di gente che viaggia veloce verso il suo futuro verso il suo Sè per incontrarsi con un altro e poca importa se non sarà subito la foto di Doisneau.

AG.

sabato 14 agosto 2010

The Queen alone: cosa è la solitudine?

La solitudine:



Opera si I-phone di Massimo Scognamiglo

Le persone che per scelta o destino e nel bene o nel male sono per milioni di persone un simbolo, una delle colonne che sorregge il tempio in cui le persone comuni intrattengono la loro vita seppur a volte negli agi più impensabili hanno del loro essere persona un vago ricordo. Ogni tanto come erano e come sarebbero stati torna loro alla coscienza ma non hanno il tempo di soffermarvisi troppo: potrebbero svenire nel provare l'incertezza del loro essere.
Grazie a questa immagine noi vediamo la regina fuori e la persona , sola , dentro.
In realtà ognuno di noi su scala minore può essere una delle colonne del tempio per molte meno persone ma non per persone meno importanti. Così sono spiegati quegli ineludibili momenti di solitudine malinconica che appartengono alla vita di molti.
Sarebbe stato facile rappresentare la solitudine di un bambino afghano abbandonato.
Non siamo banali!
Grazie Massimo questa è un immagine veramente termale, qui c'è il senso che noi cerchiamo alle Terme.